Sin dai tempi più antichi, gli spazi adibiti a cucina erano arredati con i materiali reperibili sul luogo e realizzati secondo le necessità e le attività da svolgere nell’ambiente. 
Erano sempre presenti un grande camino a parete, una tavola centrale, mensole e “piattaie” laterali al camino e sulle altre pareti, ganci sparsi per appendere gli utensili e il pentolame, oltre a madie e piani di lavoro per preparare il pane e la pasta. 

Il focolare centrale, pur mantenendo la struttura della cappa, divenne gradualmente un corpo indipendente, con vari piccoli focolari posti in basso, per riscaldare usando la legna, e un piano per la cottura nel livello superiore, in pietra e con cerchi concentrici in ghisa corrispondenti ai focolari inferiori. Per ultimo è stato introdotto l’acquaio, con tanto di impianto di scarico, a completamento della struttura rudimentale di una cucina “aggregata su misura”.

Le cucine nei palazzi e nelle ville, dapprima relegate nei sotterranei, seppur grandi e capienti avevano pochi strumenti, di solito posti lungo le pareti perimetrali, e un grande tavolo centrale, come confermano stampe e quadri rinascimentali. 
Erano delle vere e proprie officine, confuse e caotiche, dove si preparavano pranzi luculliani, in grande quantitativi. Questi ambienti vennero in seguito valorizzati e attrezzati con maggior cura, fino a salire di livello ed essere collocati allo stesso piano degli altri ambienti della zona giorno. 

Cominciò così a sentirsi la necessità di personalizzare e abbellire le cucine, con piastrelle smaltate riccamente decorate, mobili contenitori elaborati per gli utensili e credenze di pregio per conservare gli alimenti.
Infine, ai primi del Novecento, con l’avvento dell’elettricità domestica, vennero inseriti i frigoriferi, in sostituzione delle ormai desuete “ghiacciaie”, dove veniva riposto il ghiaccio, che si acquistava periodicamente.

Siamo ormai nel dopoguerra e cominciano a entrare in cucina mobili bassi abbinati a contenitori pensili. Fanno la loro comparsa blocchi di mobilia colorati e ben attrezzati, non più solo in legno, ma rivestiti con nuovi materiali più facili da lavare, come quelli in “formica”. Queste composizioni, in parte già il risultato di un processo di industrializzazione della filiera, dettero origine alle “cucine all’americana”. 

Attenzione, con il termine di “formica” si individuavano i primi laminati plastici, prodotti a base di carta pressata e impregnati di formaldeide (resine fenoliche); oggi si utilizzano principalmente resine melamminiche, poiché quelle fenoliche sono considerate tossiche e nocive alla salute.

L’acquaio in pietra o granito, scolpito a mano, viene sostituito dal lavelli in acciaio inox stampato, in ghisa smaltata oppure ceramica. I frigoriferi, sempre più compatti, si nascondono in colonne modulari.

Passo dopo passo la produzione industriale prende il sopravvento, limitando il soddisfacimento delle richieste personali a poche finiture e varianti limitate, obbligando a scelte sempre più obbligate, nelle dimensioni e nella funzionalità. I colori? Quelli “alla moda”. I materiali? Quelli più facilmente lavorabili, trasformabili ed economici.

Arrivano i fornelli delle cosiddette cucine economiche, chiamate così perché, rispetto ai grandi camini con i fornelli sottostanti alimentati a fiamma viva, erano più attrezzate e facevano risparmiare, riscaldando anche gli ambienti limitrofi.
I primi modelli erano smaltati, completi di forno sottostante e in seguito alimentati a gas, dapprima con “bombole” in GPL, poi con impianto a gas metano, più semplice nel reperimento e forse meno pericoloso (se l’impianto è a regola d’arte).

I materiali diventano sempre più ricercati e sicuri per la funzione per cui sono stati realizzati. Le forme sempre più modulari e componibili definiscono una profondità standard di 60 cm e larghezze con moduli di 30, 45 e 60 cm, ampliando sempre più la gamma, spaziando da 120 fino a soli 15 cm. 

Oggi ci sono aziende che producono cucine anche su misura, con aumenti dimensionali quasi millimetrici. 

Le attrezzature diventano sempre più sofisticate e concorrenziali.

Le cucine contemporanee più lussuose ed equipaggiate non hanno nulla da invidiare a quelle professionali dei ristoranti. Nuove tecnologie per cucinare, elettrodomestici per tutti i tipi di cottura, domotica.

Ma se da un lato la tendenza è di progettare cucine al passo con lo stile contemporaneo, dall’altro, le aziende che producono cucine e attrezzature in “stile tradizionale” (ovvero rifacendosi alle antiche forme, utilizzando o imitando i materiali di una volta) sono molto richieste. 

Queste cucine, infatti, seppur con dettagli di semplice finitura, sono in grado di ricreare il fascino delle vecchie cucine del passato. Ovviamente, maggiore è la cura del dettaglio e la sua artigianalità, maggiori sono i costi.

Infine, un altro aspetto dei nostri tempi da considerare, è quello di voler arredare la cucina di una villa o di un palazzo storico, rimanendo fedeli alla tradizione.

Il recupero funzionale ed estetico di una cucina antica può essere infatti un’operazione utile per non disperdere vecchie usanze e culture; la progettazione, in questi casi, va fatta con cognizione e i costi sono più alti di quanto ci si possa aspettare.

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